Questo recital ha per titolo un gioco di parole ed è costruito intorno all’opera di Victor Cavallo e di altri autori affini. Nasce dal solco tracciato da Mario Castelnuovo-Tedesco nel momento in cui ha concepito un’opera quale Platero y yo, un singolare melologo in cui la musica della chitarra viene tessuta intorno al testo di Platero y yo del premio nobel Juan Ramon Jimenez.
Se l’asino e il poeta in Jimenez cantano la purezza delle piccole cose della vita: il fiore che fiorisce, gli uccelli che volano; e delle grandi cose a cui non diamo più peso: le stagioni, il giorno, la notte. Nella poesia anarco-sorco-situazionista (come amava definirsi il poeta) di Cavallo troviamo l’infinita tenerezza del canto delle cose poetiche incastonato nelle insormontabili storture della nostra esistenza.
Da Victor Cavallo e dal teatro-off delle cantine e delle estati romane, deriva anche la volontà di accostare musiche in qualche modo avanguardistiche, in questo caso i rimandi sono, per citarne solo due, le collaborazioni tra Memè Perlini e Alvin Curran, e quelle tra Antonio Neiwiller e Steve Lacy.
I segni che il contesto sociale incide nelle opere di questi compositori (penso con Britten che nessuna musica nasca fuori da un contesto) mi sono apparsi segni in cui riconoscerci oggi più che mai. Un messaggio nella bottiglia dal naufrago che dalla deriva trova qualcosa da dirci: «siamo deboli, siamo fragili, non gliela fassimo più, e pure pure tu, con quel vestito blu, no nun me dì de più, nun gliela fassi manco tu»
Giacomo Palazzesi
Musiche di: Claude Vivier, Carlos Chavez, Benjamin Britten, Julian Anderson, Hans Werner Henze
Testi di: Victor Cavallo, Antonio Neiwiller, Enzo Moscato
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